3G al femminile

3GHo avuto già modo di parlare dell’universo femminile, all’inizio di quest’avventura del blog.
Vorrei parlare questa volta, in particolare, di quelle donne che hanno percorso la via della santità. Ce ne sono di meravigliose nella Chiesa, oggi è Santa Rita da Cascia: è stata prima figlia, poi moglie, madre e, infine, monaca eccezionale. Insomma, una donna completa e, soprattutto, legata a Gesù a 360°.

Viene chiamata “Avvocata dei casi impossibili”, per le numerose vicende – non sempre positive, ma vissute comunque nella Volontà di Dio – che ha avuto nella sua vita e per i miracoli ottenuti, grazie alla sua intercessione, da persone che sembravano non avere più speranze.

Se si legge la sua biografia, è chiamata anche la Santa delle api, delle rose e della spina… appellativi significativi che a me piacciono molto, come adoro da sempre il suo nome benché considerato spesso un po’ antiquato (come il mio del resto 🙂 che, però, non è altrettanto bello). La mia dolcissima vicina si chiama così… buon onomastico, Rita!

Santa Rita da Cascia

La signora Giuliana, di turno con me all’Adorazione Eucaristica del mercoledì, mi ha proposto la novena a Santa Rita regalandomene l’opuscolo. L’ho recitata con vero piacere e, oltre a essermi piaciuta molto, devo dire che ne ho tratto benefici, indipendentemente dalla Grazia che ho invocato. Sullo stesso pieghevole, ci sono altre preghiere collegate alla Santa; una in particolare mi ha colpito davvero. S’intitola: “Preghiera della mamma”.
Di essa, porto nel cuore questa frase:

«Rendimi tenera senza debolezze e forte senza durezze»

Sarà per l’accattivante gioco di parole, sarà perché sono madre, sarà perché la mia mamma è partita da poco per il Cielo… per questi e tanti altri motivi, ho fatto di questa frase il mio mantra quotidiano.

È così difficile essere una buona madre, perlomeno per me; a volte è davvero dura sia fisicamente che mentalmente: credo sia il “mestiere” più arduo, perché il confine tra tenerezza e forza è molto labile. In più, la mia sopravvenuta debolezza cozza spesso con la mia innata durezza e questa lotta interiore rende tutto più complicato…
Mio figlio maggiore (e non solo lui lo pensa) mi chiama “brontolona”: verissimo, troppo spesso li rimprovero anche per delle sciocchezze… altre volte, invece, ci passo sopra ma devo mordermi la lingua…

Quasi sempre, sento forte in me il senso di colpa per non essere una buona madre – pur amandoli entrambi di un amore immenso, pronta a dare la mia stessa vita per loro – sicuramente a causa del mio pessimo carattere ma forse anche perché prendo come riferimenti dei modelli inarrivabili, come Maria e Santa Rita o, come capita ultimamente, mia madre.

È stata una gran donna: mi ha insegnato tanto, non era né Santa né perfetta anzi, a volte, si faceva fatica a comprenderne lo stato d’animo (era molto meglio tacere) ma la sua grinta e determinazione, la sua grande generosità verso tutti e, soprattutto l’allegria mi hanno sempre accompagnata.

Grintosa, affrontava il suo lavoro con capacità, caparbietà e impegno: ricordo, avendo lavorato un periodo con lei, che se c’era un intoppo che la bloccava, cercava di risolverlo senza guardare l’orologio e, magari, facendo aspettare altri lavori più urgenti. E, durante le terapie, non mollava mai, era lei che incoraggiava noi!

Generosa, sempre, non solo donando denaro ad associazioni o simili, ma offrendo il suo tempo per le necessità altrui. Quando ancora guidava, oltre ad accompagnarci in giro come ogni “mamma-taxi” (termine da me coniato nei miei giri pomeridiani coi figli), faceva persino il catechismo… il suo legame con Gesù era forte e, anche se poi col tempo sembrava essersi un po’ allentato, in realtà gli ultimi giorni della sua dura malattia, ha dato prova di grande fede e dignità.
L’ho scritto anche nel mio libro: quando eravamo piccoli si metteva accanto a noi nello svolgimento dei compiti e ci aiutava determinata finché, per esempio, un’espressione di matematica non tornava. E quanti bei regali ha fatto a noi, ai nipoti e alle sorelle (e a persone al di fuori della famiglia che le erano particolarmente cari o che ne avevano necessità) nel corso degli anni! Durante il cambio di stagione dei vestiti, ho notato che i più belli che abbiamo sono suoi doni…

Gioiosa, piena di allegria – elemento innato nella sua famiglia di origine, coesa e affiatata – l’ha sempre contraddistinta, nonostante le nuvole o i temporali che si abbattono inevitabilmente sulla vita: aveva sempre la battuta pronta con tutti… ho una foto di noi due al mare in cui ci sbellichiamo letteralmente dalle risate. In ospedale, è diventata amica di tutti gli infermieri, attribuendo a ciascuno un simpatico nomignolo e, alle dimissioni, ha voluto fare una foto con molti di loro.

Insomma, una donna che ha lasciato sì un vuoto umano ma anche e, soprattutto, un segno indelebile nelle nostre anime. Potrei continuare all’infinito a parlare di lei… la “Buona Novella”… le sue 3G mi (ci) proteggono dal Cielo, lo sento, e ci tengono in contatto come un cellulare di third generation al femminile!

Chiedo alla Vergine Maria, a Santa Rita e alla mia mammina-Angelo di rendermi forte e tenera nel bellissimo ma duro ruolo della maternità, e di aiutarmi ad accompagnare sempre i miei figli nella via che conduce a Gesù.

 

8 pensieri su “3G al femminile”

  1. Come sempre Luisa fai centro nel mio cuore. E parlando di mamme, voglio raccontarti anche della mia, scomparsa due anni fa ma sempre viva nel mio cuore e sempre tanto presente nel mio quotidiano. Quello che scriverò è un capitolo del mio libro scritto ma ancora non pubblicato dopo la scoperta Cel mio cancro. Te lo riscrivo fedelmente.
    LA MORTE DI MIA MAMMA
    Adoravo mia mamma. Da 10 anni vivevo con lei, da quando dopo il suo cancro era caduta in depressione e se anche poi ne era brillantemente uscita, non mi ero più sentita di lasciarla.
    Eppure veniva da 11 anni di vedovanza, ma ora per me era più fragile e dovevo aiutarla.
    Per anni era stata lei ad aiutare me, lei era la mia migliore amica e nonostante i miei 50 anni io ero sempre la sua bambina. Come dicevo alle amiche io ero ” in pensione completa”. Principalmente curava lei la casa e noi.
    Malata da sempre, quando ancora io ero alle scuole elementari, con alti e bassi, visite mediche specialistiche e momenti bui, poi era sempre riuscita a farcela.
    Ma in pochi mesi la situazione medica è precipitaa e lei è diventata la mia bambina e io la mamma. Aveva bisogno di cure quotidiane, non era più autonoma e tutti con amore l’abbiamo seguita, coccolata, amata o meglio….adorata!
    Gli ultimi giorni le sue sofferenze mi annientavano, lei non poteva godere nemmeno delle più piccole cose, non so se riusciva a sentire le nostre carezze e le nostre premure. Ho iniziato a pregare Dio che la portasse con se, in paradiso, perchè lei lo meritava.
    La sera prima che morisse non andai a salutarla e baciarla come al solito, perchè ricevetti la telefonata di mia sorella che aveva trovato la casa distrutta dai ladri e io e Luca ci precipitammo da loro. Quando tornammo a notte tarda riposava tranquillamente e io non osai svegliarla. Sfinita da tanta stanchezza e da tanto dolore decisi di prendere delle gocce per dormire.
    La mattina quando mi svegliai, corsi in camera, le toccai le mani, erano fredde ma non capii. Incominciai a baciarla, come facevo sempre e il contatto delle mie labbra con la sua fronte mi fecero capire il tutto. Urlai con quanto fiato avevo in gola, urlai il nome di mio marito che accorse immediatamente e dopo averle sentito il polso mi disse ” è morta”. Quanto mi dispiace che quella “stronza” di coincidenza mi avesse tolto l’ultimo bacio da viva.
    Mamma era morta alle 3 di notte, quando io dormivo profondamente grazie ai farmaci. Perchè ? Avrei voluto essere con lei.
    È seguita la routine solita, gli amici che vengono, le cose da sbrigare, il dolore lacerante che ti spacca il cuore.
    Il funerale pieno di persone che l’amavano e ci amano. Una festa, una condivisione, un saluto a una splendida donna.
    Pensavo di non farcela nei giorni successivi. Entrare in quella casa grande e non trovarla mi faceva mancare il fiato. Sentivo ancora il suo odore e spesso baciavo il suo cuscino cercando un pò di lei. Poi ho deciso che dovevo continuare a vivere, anche per lei che mi avrebbe voluta sempre felice.
    Il mio tumore mi ha aiutato: sono diventata una lottatrice vera e ora sento la sua presenza come un sostegno. Devo stare bene anche per lei che ringrazio per essere stata una mamma così speciale.

    1. Da una madre così speciale è nata una donna unica: TU, Anna.
      Grazie per la tua testimonianza, così forte e toccante ma ricca di quei sentimenti ed emozioni che solo chi ha sofferto per la perdita di qualcuno così caro può provare.
      Sei una lottatrice vera e non solo per il tumore.
      Tante cose ci accomunano, pur non essendoci mai incontrate, lo diciamo sempre. Ora, anche la certezza di una mamma-Angelo che veglia su di noi ci unisce ancor più nel profondo, perché ha radice in Cielo… come un bellissimo fiore (magari una rosa) con due boccioli che sta a testa in giù e prende il nutrimento dall’Alto.

      Ti voglio un “Cielo ” di bene!

      ps: finisci di scrivere il libro, pubblicalo, ne vale veramente la pena. Se avrai bisogno di un’amica che te lo “guarda”… eccomi!

  2. S.Maria, S.Rita…Ma anche Novella, Luisa, Anna…
    Siete tutte grandi donne, ed ognuna di voi, con la sua vita, è per me un esempio.
    Grazie di cuore

    1. Carissima Sunrise, anche tu sei una grande donna!

      Per ora, non paragoniamoci – e nemmeno scriviamo i nostri nomi accanto ai loro – a Maria e Santa Rita, però 🙂
      Tutti viviamo per la santità e per avere la presenza di Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita ma loro, insieme ad altre sante, sono ai vertici!

      Grazie per esserci, sempre e in ogni modo!

  3. Dopo quello che ho letto, dal mio cuore, sale un unica espressione, EVVIVA LE DONNE,Dio vi ha donato una forza straordinaria, che francamente vi invidio, solo il sopportare i dolori del parto vi fa uniche, ma poi come sapete affrontare le negatività e dare forza e coraggio a noi deboli maschietti è vero a volte siete madri, un pò brontolone, ma lo fate per formare persone serie e coraggiose, altre volte siete spose, parlando in perfetto inglese, m’po’ rompi, ma lo fate per spronarci a non adagiarci, a essere meno pantofolai, ( speramo che nun nel legge la mi moje sto commento, me fa la rota come n’ pavone ),altre volte con la vostra caparbietà sapete darci la forza che non abbiamo. Sai cara cugina la zia manca tanto anche a me, anche io come tanti altri ho usufruito della sua generosità, la penso beata nel paradiso a raccogliere i frutti che ha donato sulla terra e questo mi da serenità, ti abbraccio, ciao.

    1. Ahahahahaha, Sergio, mi fai davvero ridere!

      Il tuo perfetto inglese “peruginesco” mi fa strippare!
      Se Sandra non legge il commento, glielo farò avere io… vediamo che succede! 😀

      La mamma ti voleva un gran bene… e sì, saperla in Cielo a raccogliere i frutti di quanto ha seminato quaggiù, rasserena tanto anche me…

      VIVA LE DONNE e ABBASSO I PANTOFOLAI!
      🙂

  4. Grazie Luisa!!!!!! Sei speciale!!!!! Io non riesco a dire nulla della mia mamma partita 14 anni fa ,perché non riesco ad oggettivare i miei sentimenti e a esprimerli!!!!!!! Un grande abbraccio!

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