“Giardini dimenticati”

ai sofferenti del male di vivere (di Gaetano Pizzuto)

“Nel grande giardino esiliato dal cielo
passeggiavi nella controra e le gambe, tristi
traballavano addietro ai pensieri;
ti posarono su panchine di malinconia
con lo sguardo disperso ai confini dell’essere
fissando insormontabili muraglie di perché
ed i cancelli della mente chiusi… agli altri.

Ti sollevarono da dove… più non eri, d’avvio
ad una stanza odorosa d’etere e agonia;
il cuore non tornava dal nulla ed i ricordi
erano ombre contorte che s’allungavano
su quei muri bianchi, così uguali a ieri.

Ti costrinsero a dormire. a non sognare, poi
ancora elettroshock e pillole per dimenticare
ma, le cicatrici che ti aveva lasciato la vita
erano ferite che s’aprivano ad ogni risveglio
e la tua fragilità, le tue poesie, ora parevano
farfalle uccise dalla pioggia, eppure
sarebbe bastata una mano a sorreggerti
quando sei caduto dentro il male di vivere.

Ti portarono via, con il tuo esile corpo
in quel dolce mattino di primavera
accusandoti… per esserti lasciato morire
ma ora, l’anima tua e tutto l’amore serbato
vivono nel tempo infinito ed intanto, laggiù
nel mondo… di già fioriscono le prime viole”.

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Non è necessario fare commenti a questa bellissima poesia con cui l’amico Gaetano ha vinto – più che meritatamente – il primo premio, sezione poesia, del concorso letterario Prader Willi – organizzato dall’associazione Carta e Penna di Torino.

Solo qualche numero: in Italia circa tremila persone l’anno muiono per suicidio; questo è tra le prime dieci cause di decesso nel nostro paese; muoiono più persone per suicidio ogni anno che a causa dell’HIV o di omicidi. Il novanta per cento dei suicidi sono associati a malattia mentale (incluso disturbi che comportano l’abuso di alcol e altre sostanze); il cinquanta percento di quelli che muoiono per suicidio sono malati di depressione grave.

Il male di vivere dilaga, la “bestia” serpeggia tra noi, anche se non ce ne accorgiamo. Grazie alla storia di Viviana, raccontata nel mio libro, mi si sta aprendo un mondo dinanzi: persone qualunque, con o senza diagnosi dichiarata, che soffrono del mal di vivere e che attendono la loro primavera per veder spuntare i primi fiori…

Colgo l’occasione per augurare a Gaetano di vincere la nuova battaglia che, proprio in questi giorni, si trova a dover combattere: forza Gaetano, col tuo immenso cuore e l’amore per la poesia, puoi farcela!

 

 

17 pensieri su ““Giardini dimenticati””

  1. Ti ricordi la poesia di Pascoli “X Agosto”?Nell’ultimo verso il poeta scrive”D’un pianto di stelle lo inondi,quest’atomo opaco del Male”.
    Vivere in questo mondo a volte e’ davvero difficile,ci si sente schiacciati da mille preoccupazioni e questo ci porta quasi a non vedere piu’ il sole che brilla sopra le nostre teste.
    Spesso mi ritrovo a pensare che mi piacerebbe andare lontano,in un luogo dove le persone hanno bisogno di tutto,per dare una mano e capire finalmente che la vita e’ il dono piu’ bello di tutti e viverla appieno con gioia e’ il compito che dovremmo essere GRATI di assolvere.Sunrise

    1. Purtroppo il male di vivere, cara Sunrise, è ben più subdolo delle semplici preoccupazioni (grandi o piccole che siano) della vita, anzi può comparire anche senza apparenti problemi. E’ una bestia strisciante che si insinua tra le pieghe della vita, deformandola e portandola anche alla sua stessa negazione. Certo è che riconoscere la vita come dono da ridonare è sicuramente il modo migliore per viverla.
      ps: se mai parti, lascia un posticino in valigia per me…

    2. Ciao Sunrise e Ciao Luisa, spesso anche a me viene la voglia di mollare e di fuggire in posti per portare la vita dove la vita non c’è. Poi però mi sembra quasi di voler trovare la via più facile e allora penso che vale la pena vivere anche per combattere le nostre battaglie e superare quelle avversità che anche quotidianamente si presentano nel nostro cammino… Proprio come stai facendo anche tu Luisa che ogni giorno prendi il toro per le corna… Ricordiamoci anche che possiamo condividere le nostre preoccupazioni i nostri problemi e rendere così il fardello da portare più leggero e che soprattutto condividendo le nostre gioie, le nostre riuscite, le possiamo moltiplicare… Per di più nei momenti di tribolazione, di dolore penso sempre che non siamo soli ma Qualcuno ci sta sostiene… “Il Signore rispose: “Figliolo, Mio prezioso bambino, ti amo e non ti avrei mai lasciato. Durante i tuoi momenti di tribolazione e sofferenza, quando hai visto solo una fila di impronte, ero Io che ti stavo portando in braccio”.”

          1. Sai perché me lo ricordo? Perché sin da piccola lo usavo come “pro-memoria”, come memento, l’immagine di quelle orme sulla sabbia ce le ho avute sempre impresse nella mente… E ho pure musicato questo scritto con la mia chitarra, ne ho fatto una canzone…

  2. Che dire?
    Quando l’anima si trova dinanzi a una verità così cruda ed evidente rimane attonita e contempla il dolore d’un fratello che soffre nell’ombra. E’ una poesia splendida scritta col candore di chi solo ha toccato il vero dolore sa dire.
    Tanti cari auguri a Gaetano e a tutti coloro che soffrono con la speranza che sempre più numerose siano le violette che nascono nel gelido inverno…
    Un abbraccio da Anna Rita.

    P.S. Sto leggendo Battaglia e mi piace tanto. Grazie.
    Mia sorella sta leggendo il tuo libro e mi ha detto che le piace. A presto.

    1. La parola “contemplare” di fronte a “dolore” è davvero splendida ed appropriata. Un po’ come quando si guarda Cristo in croce: non si può comprendere appieno il suo dolore ma lo si contempla nel silenzio del cuore…
      Peccato che spesso chi è ricoverato in certi ambienti (dette cliniche psichiatriche, repartini…) non ha nemmeno modo di farsi contemplare, perché è rinchiuso… E lì la solitudine ti attanaglia, come l’inverno gelido attanaglia tutto ciò che vive… Ma la primavera torna, ogni anno, e le violette rispuntano… per tutti. Finché sei vivo, sentiti vivo!

      1. E’ proprio così e sai che sono le violette per me?
        tuue quelle persone che ce la fanno a sopravvivere nonostante “La bestia”; esse sono la testimonianza che la vita è forte, e l’abbraccio del Cristo sulla croce che nonostante tutto ama fino alla fine.
        Un caro saluto.

  3. Proprio oggi leggevo che bisognerebbe permettere a Dio di modificare i nostri piani. Per chi, sono tra questi, ha la presunzione di voler gestire la vita a proprio piacimento, risulta essere la cosa più difficile: significa lasciarsi umiliare, perdere l’orgoglio, accettare la propria umanità e non permettere a nulla di rendere la vita non uno schema ma un’affascinante corsa ad ostacoli. Eccolo, per me, Il male di vivere: non riuscire a reggere gli inevitabili scossoni che una vita “colorata”inevitabilmente regala. E non è forse la Fede il fidarsi dell’Ignoto?

    1. Mal comune, Bull78: anche io pianificavo, programmavo ma sistematicamente tutto saltava. Ora sto imparando a farlo meno (anche se spesso ci ricado) e ho scoperto la gioia del presente, anche quello un po’ doloroso o che comunque turba le mie aspettative. L’affascinante corsa ad ostacoli, come la chiami tu, è una sfida continua che ha buche, falsi piani, salite e discese ma proprio per questo è affascinante.
      E per un Toro come te che si fida dell’Ignoto, non c’è serie A o serie B: c’è il bello della sfida e basta!

  4. leggendo questa poesia e leggendo le vostre parole mi viene in mente un film bellissimo(l’attimo fuggente:

    “E proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare. Ecco, quando leggete per esempio, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate.
    Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce.
    Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto.
    Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta disperazione.
    Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi!
    Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno!
    Osate cambiare. Cercate nuove strade.”

    1. Ehi, willow, dove le trovi queste “chicche”?
      Grazie, i tuoi commenti sono preziosi!
      La quieta disperazione… bell’assonanza col male di vivere!!
      Chi arriva alla decisione di non amare più la vita, purtroppo, ha una disperazione direi piuttosto inquieta… E’ proprio l’inquietudine, quella che ammorba mente e cuore, che spinge al gesto estremo… Ma non bisogna mai rassegnarsi, come citi tu, si cercano nuove strade per ritrovare la speranza perduta. E a chi viene data, miracolosamente, un’altra possibilità dopo quel gesto, non resta altro, davvero, che osare cambiare.

  5. Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 gennaio 2012 :

    “Cari figli, mentre con materna preoccupazione guardo nei vostri cuori, vedo in essi dolore e sofferenza; vedo un passato ferito e una ricerca continua; vedo i miei figli che desiderano essere felici, ma non sanno come. Apritevi al Padre. Questa è la via alla felicità, la via per la quale io desidero guidarvi. Dio Padre non lascia mai soli i suoi figli e soprattutto non nel dolore e nella disperazione. Quando lo comprenderete ed accetterete sarete felici. La vostra ricerca si concluderà. Amerete e non avrete timore. La vostra vita sarà la speranza e la verità che è mio Figlio. Vi ringrazio. Vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto. Non dovete giudicare, perché tutti saranno giudicati».

    1. Grazie, Boogie.
      Queste parole rinfrancano il cuore e spalancano l’anima.
      Passato ferito, ricerca continua, desiderio di felicità… Questo è il male di vivere di cui parla, all’estremo, Gaetano nella sua poesia.
      Aprirsi al Padre, che non ci lascia mai soli. Solo così saremo felici e non ci affanneremo nel cercare ancora.

  6. dopo aver letto la poesia e i commenti, non mi resta che dire che in ognuno di noi c’è un lato oscuro dell’ anima,causato da un esperienza negativa voluta o non voluta, l’importante rimane l’essere coscienti che detta esperienza non puo e non deve distruggere quello che di più prezioso abbiamo,la vita,questo dono immenso che il Creatore ha pensato per ognuno di noi. Se siamo qui è perche abbiamo lottato fin dal momento del concepimento per raggiungere quell’ovulo materno che ci ha permesso di divenire esseri umani,dobbiamo quindi ancora lottare per essere degni di tornare a Colui che ci ha voluti in questo mondo per testimoniare con detta lotta che niente è impossibile.Tu Luisa ne sei l’esempio e la testimonianza vivente. Ciao un abbraccio

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