La bella Gwyneth Paltrow, interpretando il personaggio di Lady Viola de Lesseps nel film “Shakespeare in love” (lo so, sono un’inguaribile romantica, lo avrò visto decine di volte, ma mi piace tutto di questa pellicola: i personaggi, gli intrecci, gli attori e la loro interpretazione e soprattutto i bellissimi versi del drammaturgo inglese), enuncia ad un certo punto questa frase che mi ha folgorato:
“Una donna la cui anima è più grande dell’oceano e il cui spirito è più forte dell’abbraccio del mare…”
Conosco donne che hanno un oceano di cultura e professionalità con cui aiutano gli altri a sopravvivere.
Conosco donne che pur non avendo figli, sono madri di un mare di creature.
Conosco donne che hanno un cuore grande come l’oceano.
Conosco donne che, pur vivendo in un mare di solitudine e abbandono, portano avanti la propria famiglia come se fossero uomini.
Conosco donne che hanno fatto degli abissi del loro dolore un oceano d’amore per gli altri.
Queste donne non sono né sante né dee di bellezza, ma donne ordinarie, quelle che combattono ogni giorno e salvano il mondo nel silenzio e senza trionfalismi.
Questo post non vuole essere un’esaltazione del femminismo, sarebbe banale e scontato in questi giorni. E’ che mi sconvolge ogni volta incontrare, nei più diversi ambiti, donne con un comune denominatore: la grinta, la forza, la voglia di combattere. Non quelle che si vedono in televisione o nei giornali, che usano come solo strumento di forza la loro bellezza, il corpo – sì, magari anche tra queste si trova l’eccezione – ma quelle donne che sono belle anche e soprattutto dentro e che lottano e combattono non solo per se stesse ma principalmente per le creature che ruotano loro attorno. E fanno tutto con semplicità, donando amore disinteressato per aderire a quella Volontà specifica che sentono propria. Una di esse, figura straordinaria che appartiene al passato ma che io sento viva e presente con il suo esempio, è Madre Teresa di Calcutta. Nel mio libro dedico ampio spazio a questa piccola-grande donna e dico che «ha messo in moto una comunità di suore al servizio degli ultimi, anzi come li chiama lei, “i più poveri dei poveri”, superando gerarchie burocratiche ed ecclesiali con la sua fede e la sua incessante preghiera. Per cosa? La gloria? La fama? La santità? No, solo per obbedire alla volontà di Dio su di lei e portare Cristo a tutti». Essere “una matita nelle mani di Dio”, quasi un nulla quindi, era il suo motto. E ritrovo tutto questo – ridimensionato alla vita di ciascuna – anche in amiche, parenti, colleghe, vicine di casa, conoscenti: ciascuna trasmette una carica positiva, pur nella fatica o nella sofferenza, che le rende speciali nell’ordinario.
La donna ha una marcia in più. Non per screditare gli uomini – hanno anch’essi delle peculiarità specifiche – ma per mettere in luce quelle femminili: la sensibilità, la dolcezza, la profondità del cuore (qualità che non vanno festeggiate un giorno all’anno ma, per fortuna, si auto-festeggiano da sole ogni giorno). A volte per questo vengono scambiate per sdolcinate o sognatrici, crocerossine o lunatiche, esagerate o perfezioniste ma l’imprinting di fondo non mente. Essere sensibili e profonde spesso porta a star male, ad avere spine dolorose dentro al cuore perché non comprese, ma prima o poi e non si sa come, la donna trova sempre gli strumenti positivi per riemergere dalle delusioni, dagli abbandoni, dalle frustrazioni. Per esemplificare in maniera banale, alla donna a volte basta un po’ di tacco, un filo di rossetto più audace, indossare una maglietta di un certo colore per iniziare meglio una giornata che, dall’epilogo della precedente, sarebbe già da buttare. Scendendo nell’interiorità poi, una donna magari si ferma a pregare con intensità prima di cominciare il vortice di cose da fare e disfare che avrà nell’arco della giornata, o si “spara” nelle cuffiette del cellulare o nel lettore cd dell’auto una canzone che le dà la carica per affrontare gli impegni che l’aspettano. Altre cucinano, riordinano o puliscono come forsennate per scaricare le rabbie o le ansie accumulate: tutti stratagemmi semplicissimi per trasformare un sentimento negativo in qualcosa di utile per sé stesse e per gli altri. Per non parlare, poi, dell’empatia e della solidarietà che scattano innate tra donne: a volte basta una telefonata, una breve chiacchierata con l’amica giusta per ritrovare il senso perduto, la strada smarrita. L’elenco potrebbe continuare, ognuna può aggiungere un proprio tassello per rimarcare ciò che la fa stare meglio, che la sprona e che per questo la rende unica: tutto serve per ampliare ancor di più quell’oceano che ogni donna ha in sé.
Leggendo il passo su Madre Teresa mi è venuta in mente una frase che lessi tanto tempo fa che diceva:
“perché possedere e distruggere sono la stessa cosa, ma detta in modo diverso”.
A volte per preservarci dei sentimenti e dei ricordi li custodiamo talmente scrupolosamente che quando andiamo a riscoprirli li troviamo lì soli e avvizziti..
In una canzone si dice che la bellezza delle cose ama nascondersi.. beh.. sta a noi scoprirla e condividerla..
Ciao willowtree, benvenuto/a!
Quello che dici è proprio vero…
In un libro lessi questo passaggio che si collega benissimo con quanto hai affermato tu: “noi donne siamo territoriali (…) anche coi dolori del passato. Come i soldati cinesi murati nei bastioni perché i loro fantocci diventassero sentinelle eterne, così noi siamo destinate a proteggere il passato, anche se non possiamo fare altro che gemere e agitare le nostre catene”.
Come dici tu, ci sono tante cose in noi, belle e brutte, che amano nascondersi: sta a noi scoprire e condividere quelle belle, liberandoci dalle catene del passato…
E tu, willowtree, donaci questa canzone di cui parlavi, mettici il link!! Grazie
http://www.youtube.com/watch?v=1MlfMOO2BkM
una canzone divina.. 😀
Bella, davvero grazie!
Grande artista…
Sarà la primavera che scatena gli ormoni (oltre che l’allergia…uffa!)…ma leggendo questa bella pagina sono stata così risucchiata dalla dolcezza e dalla profondità che non ho potuto resistere alle lacrime…
A volte mi domando come sia possibile (anche se affascinante se ci pensiamo) che gli uomini siano così diversi da noi: scatole chiuse che fanno una fatica immensa ad aprirsi e parlare, che bastano a se stessi (altro che solidarietà fra loro! Conoscete molti uomini che incontrano un amico per sfogarsi un pò?)Per carità io adoro gli uomini (in particolare il mio) e per certi aspetti mi ritengo pure maschilista…ma è innegabole che la dolcezza che si prova nel fare quattro chiacchiere con un’ amica, il poter ascoltare parole di conforto ed elargire a nostra volta consigli, è una delle cose che più mi riempe il cuore perchè è “coccoloso” e…divertente.
Cara Sisterina, quanto tu dici è verissimo.
Ormai è assodato da psicologi, esperti di ogni settore (anche appartenenti alla Chiesa, che tu conosci…) che esiste una differenza netta tra l’uomo e la donna non solo dal punto di vista fisico – quello è palese – ma soprattutto emozionale e relazionale. E’ il famoso e tanto decantato “genuino maschile” e “genuino femminile” che trae origine dalla Bibbia, dalla Genesi: “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. Siamo diversi, tanto, e per questo è bello stare insieme per conoscersi e riempirsi a vicenda. Un uomo preferisce parlare col fratello o con l’amico di pannelli solari (assodato), di siti internet, delle nuove diavolerie elettroniche o di come smontare o rimontare qualche pezzo dentro casa. Noi invece, magari dopo aver parlato di shopping, abiti, trucchi e altre superficialità femminili scendiamo inevitabilmente nell’intimo e ci apriamo l’un l’altra… Non è che gli uomini restano nelle loro scatole o dentro le profondità abissali dei loro iceberg e che quindi sono superficiali, ma loro puntano al pratico, all’essenziale, li fa sentire forti e vivi. Noi rincorriamo di più le emozioni, ci sfoghiamo e magari piangiamo pure… e quanto ci fa bene! Piangere e poi ridere di gusto con un’amica o una sorella è salutare e, come dici tu, “coccoloso” e divertente. Auguri!
Grazie Luisa, per questa bella pagina dedicata alle donne, per chi l’ha sperimentata l’amicizia al femminile è una vera potenza… amiche, sorelle, madri… i dolori si dividono e il fardello da portare è meno pesante … e le gioie condivise sono le più belle… Auguri anche a te..
Ciao Luisa grazie mille per aver scritto queste stupende parole,tutte vere,ma soprattutto che fanno parte di ogni donna,dalla più piccola alla più anziana.Impariamo subito quello che può essere lo “spirito di sacrificio” per noi stesse e per gli affetti che ci circondano,a volte ci può pesare un pò,ma rientra tutto nella normalità quotidiana,come se tutto questo impegnarci,prima per gli altri e poi se avanza un pò di tempo per noi,sia una nostra missione!!Tanti auguri e un abbraccio.
Volevo comprendere davvero tutte le donne in questo grande oceano, fede.
E ci sei anche tu, ovviamente, testimonianza le tue parole molto efficaci. Grazie (e continua a partecipare)!
Carissima Luisa,la vita frenetica di tutti i giorni spesso ci risucchia come un vortice e ci dimentichiamo di quante donne straordinarie abbiamo avuto(e sicuramente avremo) la fortuna di incontrare.Leggere le tue parole hanno fatto sentire straordinaria anche me!
Lucio Dalla cantava”Com’è profondo il mare”…
Come il cuore di una donna.
Bellissima l’aurora sul mare dipinta da Chiara.
Un abbraccio.
Sunrise
Ciao Sunrise e benvenuta!
Certo che sei stra-ordinaria anche tu, non servono le mie parole a renderti tale perchè lo sei come dato di fatto.
Vi invito a continuare la riflessione citando una frase di Kierkegaard (uno a caso, Sunrise!):
Conosco donne che pur non avendo figli, sono madri di un mare di creature……. che dire, questa è la frase della mia vita!!!
Direi proprio di si, insieme a tante altre donne generose come te…
Cresci e cura le tue creature e sarai madre come nessun’altra donna la mondo!