Sfoghi al vetriolo

Odio febbraio e l’ho sempre scritto.
È un mese infido, bastardo: prelude alla primavera, s’imbelletta di giorni soleggiati ma resta freddo, a volte nevoso, ma comunque incerto.
Ma mai come quest’anno!
Nel febbraio 2021, dopo un anno circa dal primo lockdown, la nostra è una provincia rossa a “doppia variante“, all’interno di una regione ibrida (ogni comune fa un po’ come gli pare), all’interno di una nazione caotica (ogni regione fa un po’ come gli pare).
Siamo di nuovo bloccati in casa.
E, per sopravvivere a questa nuova ondata pandemica, ognuno ha il suo modo.
Io mi sfogo scrivendo.
Tanto si sa, questo blog è fine a se stesso, è più per me – sono un’egoista (di cui dopo, n.d.r.) della scrittura – visti i pochi che lo seguono (e che continueranno a farlo 🙂 ).

Il primo pensiero che mi contorce lo stomaco è questo.
Provo amarezza nel constatare quanto il distanziamento abbia innalzato il livello di egoismo delle persone: ormai non è più sporadico ma fortemente manifesto.
Lo sento serpeggiare in famiglia, tra gli amici, negli ambiti in cui l’altruismo dovrebbe essere la base. La distanza è un conto la non presenza è un altro: ci vorrebbe poco per sentirci più vicini, in realtà ormai ci piace, ci crogioliamo nell’abitudine del pensare a noi stessi e al nostro microcosmo (o meglio non pensare agli altri) e, alzando le braccia, ci giustifichiamo: «Non ci posso fare niente! C’è il virus!»

E la vita scorre, non sappiamo più niente gli uni degli altri, ogni interesse viene visto come un’invasione della proprie poche certezze in cui la paura ci ha confinato.
Sì, è la paura per il contagio, la chiusura continua di scuole e ambienti vari, l’incertezza del lavoro che ci costringono a a non guardare oltre NOI ma questo non può essere una livella per l’appiattimento dei rapporti veri che avevamo! Altrimenti non lo erano…

Secondo pensiero che mi fa venire le lacrime al cuore.
Figli miei, quale futuro vi diamo aprendo e chiudendo continuamente le vostre poche certezze infantili e adolescenziali? Nessuno. Ci barcameniamo per non affondare del tutto. E, soprattutto nel fine settimana, attendiamo notizie nefaste da coloro che, manipolando dati e statistiche (sulla pelle dei contagiati e dei defunti), impongono direttive per noi.
Ma è il contorno che mi disorienta…
Genitori che nel week end passano più tempo a chattare in gruppi inutili (“di classe“? Ma quale classe!), invece che trascorrerlo coi propri figli. E anche chi solo partecipa, come me, da lettore-spettatore allibito viene investito da questa ricerca di giustizia minuta e poco proficua, attraverso sondaggi fittizi sulle ore di Dad, vocali infiniti e impostati di mamme super fighe che sanno benissimo che tanto le chiacchiere non servono: sono quelli più in alto che decidono tutto, alla fine.
E io mi sento in colpa, figli miei, perché già non riesco a farvi da mamma e ora (un paio di settimane ogni tanto, a seconda di come gira il virus) dovrei fare le veci di insegnanti, nonni, amici e, come sempre, papà assenti.
Perdonatemi se mi svesto dei miei panni di mamma amorevolmente rompiscatole e, in questo tempo di carnevale – ormai al termine –, indosso gli abiti di controllore («Dormi, videogiochi o fai lezione?!»), fac totum inadeguato, per ricoprire ruoli non miei… mi sento così svuotata!
Svuotata in uno sfogo notturno di sensi di colpa («Levati ‘sta pressa dalle spalle» direbbe una mia cara amica) che forse non porta a niente ma mi fa tornare a essere – attraverso la scrittura – quel che sono realmente, anche in tempo di pandemia: la vostra mamma che, nel suo piccolo e col suo misero meglio, dà per voi la vita ogni istante.

Per fortuna una giornata di neve, qui nella città più virulenta d’Italia, ha stemperato la noia quarantenale e risollevato un tantinello gli umori depressi dell’isolamento.
Anche i pupazzi che ho incontrato lungo il cammino hanno volti contraddittori: uno è triste, l’altro ride? Cercano di toccarsi ma non ci riescono?
A ognuno la sua interpretazione… In ogni caso, è bastato un raggio di sole e un po’ di tepore a sciogliere questo breve diversivo.

Mi auguro che anche il calore della Speranza, in cui ho sempre creduto, stemperi i nostri cuori e ci consenta di tornare a essere meno ego e più altro (e anche più genitori e meno altro): basta guardarsi dentro, ne eravamo capaci, e fare il primo piccolo passo possibile.

23 pensieri su “Sfoghi al vetriolo”

  1. Ciao carissima Luisa. In Lombardia la zona rossa ha fatto da padrone per interminabili mesi, creando un vuoto incolmabile. Io è da febbraio scorso che più o meno vivo in casa, a parte le due passeggiate quotidiane con il cane. In una città dove non sono comunque riuscita a integrarmi. Mi è stato tolto anche il mio adorato lavoro come persona fragile e non è la stessa cosa relazionarmi attraverso un pc. Io che non ho mai fatto largo uso di questo “attrezzo”. Come non capirti? Soprattutto te con i figli. Disorientati, soli, culturalmente deprivati di ogni stimolo. Difficile il tuo ruolo, difficilissimo. Combattere ogni giorno, principalmente da sola, con una quotidianità anomala . Con figli in età diverse e con esigenze non compatibili. Incertezze giornaliere sul nostro futuro, emozioni e sentimenti che si accavallano lasciandoci disorientati. Ma dobbiamo combattere, sperando, chissà quando, di poter tornare a una normalità . Io credo che la strada sia lunga, ma lo sai bene quanto hai lottato nella tua vita e ti invito a continuare. Io ci sono, con il mio pensiero, le mie preghiere e il mio affetto

  2. Vorrei dare la colpa a Febbraio o al Covid o alla zona rossa…O a tutte e tre! Ma io mi sento tristissima, come il pupazzetto a destra… Le persone scomparse in questo modo iniquo, la mancanza della nostra libertà, la paura per il futuro…
    Mi auguro davvero che la Speranza che invochi anche tu, riaccenda il mio cuore e quello di tutti per essere il più possibile aperti al prossimo. Ti abbraccio Lu ❤

  3. Un caro amico direbbe: la luce è anche nella croce. Credo si possa e si debba provare ad affrontare col sorriso anche questa situazione, proprio per il bene dei nostri spaesati figli. Quindi, giusto parlare di speranza, ma vale anche la pena provare a vivere quel che ci è toccato di vivere.
    Grazie per lo spunto al vetriolo 🙂

  4. Mi ritengo un’ottimista, cerco di affrontare ogni situazione con il sorriso perché ho fede nella Speranza…. Certo soffro per mia figlia, che sta vivendo (fra ansia e coraggio) i suoi 18 anni in casa, per la mia famiglia, che non vedo e di cui ho bisogno, per mio marito, che lavora per sport e si aggira per casa con aria preoccupata., per la mancanza di abbracci e baci e perché ora sono una maestra a distanza….Soffro ma trovo consolazione nella Speranza, che non ci abbandonerà. Non siamo soli…di questo ne sono certa!!!

  5. Una domada, ma i pupazzi di neve avevano le mascherine? No perché altrimenti contagiano la neve dove si rotolano i bimbi, che si infettano e portano in famiglia il contagio. Tanto per sdrammatizzare. È vero cara Luisa, non è facile per nessuno vivere con la paura, combattiamo contro un nemico invisibile e insidioso, sembra vinca lui, ma non sa che ci aiuta a riscoprire valori, dimenticati nella grande corsa. Coraggio finirà . Un grande abbraccio

  6. Ciao Luisa….questo è ottobre,novembre,dicembre,gennaio,febbraio…..😥un bacione a te marito e i tuoi splendidi ometti!!!😘

    1. Cara Luisa. Quello che hai scritto rispecchia lo stato d ‘ animo di ognuno di noi. È un periodo duro.
      Anche il mio in certi momenti della giornata. Da novembre sono a casa dal lavoro e cerco di non scoraggiarmi e tenere alto il morale. Ed essere di buon umore e sorridente per me , la mia famiglia e gli amici..Grazie.
      Un grande abbraccio affettuoso

  7. Certo che sì Luisa cara, la Speranza quella con la S che viene dall’alto dev’essere sempre tenuta accesa, è vero…. e poi….nulla è impossibile a Dio…

  8. No, non sono d’accordo, febbraio non può così male se ci regala la tua scrittura! Grazie Luisa per dare voce ad emozioni così autentiche. Un abbraccio a te e ai tuoi piccoli grandi uomini…

    1. Condivido la tua analisi e le tue perplessità.
      Ormai ogni persona è vista, prima di tutto, come un potenziale untore.
      Questo pregiudizio durerà molto tempo, anche una volta passata la pandemia.
      E poi tutti coloro che sostenevano che saremmo usciti migliorati saranno rimasti molto delusi. Per me erano dei poveri illusi. Già in tempi “normali” stava scomparendo il senso comunitario e sempre più ci richiudevano in noi stessi. Oggi questo è più mai un imperativo obbligatorio.
      Per noi adulti potrà essere dura, ma i ragazzi e i bambini come usciranno da questa emergenza infinita?
      Hanno rinunciato a tutto: scuola, sport, attività divertenti, compagnia degli amici… in una parola, alla vita!
      I danni che subiranno saranno molto più gravi di quelli potenziali del virus.
      Pagano loro (e paghiamo tutti) le inefficienze dei sistemi sanitari (un po’ ovunque, ma da noi frutto di 25 anni di tagli selvaggi), le misure ridicole dei governi (a ogni livello, nazionale e locale) e l’assoluta mancanza di una strategia efficace da chi si coloro autoproclama come “la scienza”.
      La lotta contro le varianti del virus è come quella contro i mulini a vento. Molti studiosi lo dicevano dallo scoppio della pandemia.
      Dovremmo interrogarci su cosa si fondino le nostre esistenze e se la c.d. nuda vita abbia tutto questo senso. Finita la pandemia, che ne sarà degli esseri umani?

  9. Non sempre ci è chiesto di fare grandi cose, a volte con umiltà, possiamo solo fare del nostro meglio.
    Fosse anche solo resistere, trovando strategie per andare avanti, senza perderci nella disperazione, fedeli a noi stessi e a quello che ci muove, a volte da sempre.
    E insistere, anche quando non se ne vede la ragione, con una serie di piccoli passi possibili, che possano essere terreno stabile, non solo per salvarci nell’immediato, ma per costruire ciò che ancora deve venire.

    1. Esatto, è il momento delle piccole cose. E cara Luisa sono sempre più convinto che i nostri figli imparano molto più dalle piccole cose che da quelle grandi.

  10. Grazie cara Luisa del tuo aver riniziato a scrivere. Leggere i tuoi scritti è sempre un rinnovamento all’apertura di cuore e anima. E mi unisco ai pensieri diversi di tutti i bellissimi e piacevoli commenti. Mi piace credere nell’unità del genere umano; anche se nel mio quotidiano nella maggior parte rimango delusa ( dovuto all’ambito lavorativo che svolgo). Ma l’importante è che rimanga, anche solo 1 pensiero ma vero. E allora Forza mia cara andiamo avanti. Grazie isa.

  11. Uno specchio di verità, ma leggerti mi proietta sempre in un futuro di speranza…perché se tu scrivi, io spero.❤️

  12. Un abbraccio a te e a tutti tuoi cari. Viviamo in un momento storico che ha un inizio e avrà una fine e nn vivremo la sciagura che si possa ripetere. Questo lock down ci ha allontanato fisicamente ma nn ha allontanato i nostri cuori e l’amore, questo egoismo dirompente è presente dalla creazione del mondo e non svanirà fino alla sua fine. Volere è potere, una persona è egoista e cattiva indipendentemente dal coronavirus e dall’isolamento sociale che ha causato. Ritroviamo la felicità nelle piccole cose e vediamo il lato positivo di questa pandemia mondiale. Ritorniamo a sorridere nella nostra unità familiare e sociale dei pochi amici rimanenti. Pensiamo anche a tutte le persone che hanno perso il lavoro, che non sbarcano il lunario a causa di tutte queste restrizioni, non si perdono d’animo e continuano a lottare. Con l’aiuto di Dio lo batteremo e vinceremo.

  13. Ciao Luisa, ho letto il tuo sfogo al vetriolo.
    Leggendoti mi viene da pensare che ai poeti, agli scrittori, agli artisti in generale, spesso tocchi, per un qualche dono divino o per uno strano scherzo del destino, di farsi carico con la propria sensibilità dei mali che tutti accomunano e tutti addolorano.
    Con il fardello aggiuntivo e decisivo di non poter rimuovere questa sofferenza, di non poterla nascondere sotto il manto erboso di un campionato di serie a o sotto il palco dell’imminente festival di Sanremo.
    Insomma a gente come te, come me, come tanti dei ragazzi che stiamo seguendo, non è data a volte la grazia e la superficialità del compromesso, la possibilità di voltare la testa dove luccica quell’oro che oro non è. Le illusioni difficilmente ci fanno da guanciale su cui riposare il capo, e questo è non solo una grande responsabilità, ma anche un tremendo impegno.
    So, e vedo dai numerosi commenti sotto il tuo articolo, che queste parole che scrivi hanno anche la qualità del riflesso: sono rispecchianti, lo credo fermamente. Permettono a tutti coloro che vogliono e possono confrontarsi con esse, di trovare qualcosa di proprio a partire da qualcosa che tu racconti.
    Le parole sono come una magia, io penso, e credo anche, dai cartoni e dalle favole che ho letto, che ne esistano almeno due di tipi di magia: la bianca e la nera.
    Le tue parole sono parole che uniscono, che tengono insieme, sono parole di magia bianca.
    Non importa se racconti di un disagio, importa che siano sincere, perché questo è un periodo in cui il disagio non può che chinare la testa di fronte alla sincerità.
    Penso infine che solo di fronte a questa relazione fra disagio e sincerità sussista la possibilità per ciascuno di una piccola o grande trasformazione.
    Grazie per lo spunto, a presto 😊

  14. Cara Luisa, condivido anche io le tue parole con un gran senso di pesantezza e impotenza.
    Tutte le giornate sono uguali, tutti, compresa me hanno qualcosa su cui riversare la propria frustrazione. Ho l’impressione di navigare a vista, di essere immersa in un mare di nebbia! Dalla mattina alla sera messaggi e messaggi su whatsapp, email, vocali che alla fine mi stordiscono! Mi alzo con la testa che già gira, è come se non riuscissi a mettere a fuoco le poche certezze di una giornata che sarà uguale a quelle prima. Un gran senso di confusione!
    Cara Luisa le tue parole arrivano dentro e come al solito trovano un varco aperto, le tue riflessioni le sento come mie, e grazie anche a te, mi fermo a pensare e riflettere a quale futuro lasceremo ai nostri bambini e ragazzi.

  15. Ciao Luly, come al solito interpreti perfettamente lo status attuale. Io con questa zona rossa sono ritornata a capofitto nel lavoro … quel poco tempo che resta cerco di costruire qualcosa con mio marito … supervisiono i miei che sono nel bel mezzo del focolaio… e non riesco neanche a leggere messaggi di amici e persone care perchè mi sta venendo proprio il rigetto di telefono e pc… egoisticamente parlando… mi sento rinchiusa ugualmente anche se con il mio lavoro circolo liberamente… ci auguriamo solo che questo sia solo un ricordo… comunque di una cosa sono sicura che se vado avanti è anche per gli amici e le persone care che porto con me nel cuore anche se lontane perché non riesco a sentirle, so che con quelli veri ricomincerà tutto da dove abbiamo lasciato. Ti voglio bene. Un abbraccio. Ps: avrei sempre voluto fare un pupazzo di neve come il vostro… il mio era sempre piccolo e più triangolare che tondo! Ora vado a condividere il post…🥰❤️

  16. Meno ego e più altro…. Che pensieri che modalità di espressione, brava rabbiosa Luisa, vedrai saprai trasformare la tua rabbia in un energia così positiva che insegnerà molto ai tuoi figli, fortunati! Grazie Luisa la tua energia riesce sempre a sollecitarmi, proprio nel momento del bisogno. Un salutone

  17. Luisa mia, voglio pensare questo tuo vetriolo come – appunto – uno sfogo, uno sfiato, un urlo liberatorio. Voglio pensarti luminosa ed estiva, col mare negli occhi, come ti ho conosciuta. Lo so, non ce la facciamo più. Lo so, il lavoro di madre non si può svolgere a distanza, e non può essere nemmeno “smart”. Ma questo è il bello, questo è il nostro privilegio, e non tutte lo capiamo. Per tante scoperte questa pandemia andrà ringraziata. Per il resto, l’unico limite è il cielo. Ti stringo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *